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FILOSOFIA CONTEMPORANEA

Introduzione

“Non c’e niente che abbia senso, è tanto tempo che lo so. Perciò non vale la pena far niente, lo vedo solo adesso.” 

Questa è una delle prime frasi che si sentono dire a Pier Antoine, uno dei personaggi principali del romanzo di Janne Teller: “NIENTE”

Nella nostra vita quotidiana siamo portati a credere che le cose siano così perché “è così che dovevano andare” e che se una cosa è sempre andata in un certo modo, continuerà a farlo. Ci culliamo nel tepore di questa sicurezza, fino a quando non ci colpisce una doccia fredda, che dico “GELATA!”. E non importa se riguarda un momento singolo nella vita di ognuno di noi, oppure qualcosa che ci riguarda tutti contemporaneamente, il risultato rimane devastante. E quella doccia gelata non è altro che fare esperienza dell’insensatezza della vita, che la nostra esistenza non è determinata da una caratteristica oggettiva a priori, una sorta di essenza come la definivano gli antichi, ma che di fatto non esista un significato assoluto. 

“Non c’e niente che abbia senso, è tanto tempo che lo so. Perciò non vale la pena far niente, lo vedo solo adesso.” 

Questa è una delle prime frasi che si sentono dire a Pier Antoine, uno dei personaggi principali del romanzo di Janne Teller: “NIENTE”. 

Pier Antoine è un adolescente, che in seguito alla rivelazione riguardo l’insensatezza della vita, si ritira su di un ciliegio per praticare la nullità di cui è stato testimone. L’affermazione del ragazzo scatena nei compagni insieme timore e rabbia, e questo li spinge in una ricerca disperata verso un qualche tipo di significato.

Iniziano ad accumulare gli oggetti secondo la pericolosa idea per la quale essi acquistano più importanza quanto più è doloroso perderli e ognuno alza la posta in gioco per vendicare la perdita e ferire gli altri. La disillusione, l’angoscia e il dolore per la perdita dei propri oggetti si trasformano presto in odio e rabbia che si scatenerà alla fine del libro e si può riassumere con la frase di una protagonista nei confronti della scuola: “Voi non ce ne avete insegnato nessuno[di significato]. Perciò ce lo siamo trovato da soli”.

Questo sentimento di angoscia, nasce da quello che gli esistenzialisti definiscono assurdità dell’esistenza umana, ovvero la tendenza dell’uomo a ricercare risposte in un mondo che di risposte non ne ha. 

Così scopriamo che anche in ognuno noi esisteste un Pier Antoine, una voce che scuote il nostro mondo per dirci che “il qualcosa” che siamo certi diventeremo un giorno, potrebbe non significare nulla, perché nulla ha significato. 

Penso che la voce di Pier Antoine si faccia più prepotente durante gli ultimi anni di adolescenza, in quinta superiore, dove si incomincia a sentire il peso delle possibilità che si aprono di fronte a noi e allo stesso tempo si vive un momento di crisi di tutti quei valori che fino a quel momento ci hanno protetto ci hanno salvato in quel mondo fatto di nullità. 

Iniziamo ad avere idee indipendenti a mettere in discussione tutto ciò su cui abbiamo basato la nostra vita: ma quanto fa paura! Siamo chiamati a fare delle scelte che determineranno il nostro essere nel futuro e siamo costretti ad abbandonare parte di quelle infinite aspirazioni, a causa delle nostre finite possibilità.

Quest’angoscia, per quanto sia pesante, ci ha solo permesso di muovere un passo per distaccarci dai valori assorbiti dall’esterno e per la creazione di un sistema di piccole verità autentiche su cui basare la nostra vita.

A livello globale invece uno scossone più forte l’abbiamo vissuto, quando da un giorno all’altro, ci siamo dovuti adattare ad un modo di vivere che mai lontanamente ci saremmo immaginati, dal quel marzo del 2020 ci siamo scontrati con l’evidenza della caducità e della piccolezza della nostra vita. Ogni piccola certezza della routine quotidiana si è spezzata e quest’esperienza ci ha portato ad affrontare domande, che sempre avevamo nascosto premurosamente alla fragilità della nostra coscienza, come ad esempio: qual è il significato della vita? Qual è quella cosa che mi contraddistingue come singolo e come uomo? Chi sono Io? Cos’è l’esistenza?

Queste domande sono il fondamento di quella riflessione letteraria filosofica e artistica che si è  sviluppata tra i tardi anni ‘20 e gli anni ‘50 del ‘900 e fanno parte di quella corrente chiamata esistenzialismo. 

 

L’esigenza degli esponenti di questo “movimento” tra i quali possiamo ricordare Sartre, Heidegger, Camus, Simone de Beauvoir e Abbagnano, nasce in risposta agli eventi drammatici della prima e della Seconda guerra mondiale, quella è stata la doccia fredda dei nostri coetanei del XX secolo che si sono scontrati con l’insensatezza delle atrocità compiute. 

L’arduo compito degli esistenzialisti è stato quello di superare l’insensatezza del mondo, senza però affidarsi a quella che viene definita una vita inautentica e cioè guidata ciecamente da quei sistemi filosofici, religiosi e sociali che millantano di avere le risposte certe e preconfezionate a queste domande. Per quanto sia molto difficile parlare di corrente esistenzialista, essa si può definire come quel clima culturale che caratterizza il periodo tra i due conflitti mondiali e in particolare quello post-bellico. In letteratura si riconosce nelle opere di Dostoevskij e Kafka i quali affrontano le problematicità della vita, in particolare le infinite  possibilità che si pongono nella vita di un uomo. Kafka diede una connotazione negativa alle possibilità umane e dell’uomo che si paralizza di fronte alla scelta, sentendo il peso del nulla. 

Sulla scena italiana si sviluppa parallelamente all’esistenzialismo la poesia ermetica di Montale, Ungaretti e Saba i cui temi come la solitudine, l’illusione e la morte riflettono quel clima culturale sopra citato. In ambito filosofico Heidegger, Marcel, Jasper e Sartre sono i maggiori esponenti, Sebbene i filosofi propongano tesi anche molto distinte sono accomunati dalla riflessione sull’individualità e la solitudine dell’io di fronte al mondo, riguardano dunque le problematicità dell’essere e quindi dell’esistere di ogni essere umano nei suoi limiti e nella sua libertà.

Nel modulo tratteremo di tre autori: Sartre, Simone de Bovari e Camus. . Sebbene Heidegger rifiutò l’appartenenza a questa corrente nella sua opera più importante “Essere e tempo”, il tema dell’esistenza fa da protagonista. 

Con Sartre si assiste al capovolgimento del pensiero antico, che vedeva l’essenza come qualcosa di determinato da una realtà esterna e precedente alla singola esistenza. Secondo Sartre “l’esistenza precede l’essenza” e dunque spetta a noi il compito di determinare chi siamo.

Dunque, Sartre non abbraccia una visione nichilista della vita e come lui anche altri filosofi. È importante distinguere le due correnti, il nichilismo sostiene che non ci sia alcuno scopo o significato nella vita e sebbene alcuni esistenzialisti possano abbracciare questa visione, il nichilismo non è una caratteristica fondamentale dell’esistenzialismo stesso. Molti filosofi infatti rifiutano scopi o significati oggettivi e predeterminati e sostengono che il significato della vita, sia frutto della ricerca del singolo per sé stesso.

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